Danilo Aprigliano

Riassumere. Ovvero come liberarsi dell’inutile.

Riassumere significa condensare il contenuto in un minore numero di parole, limitandosi a esporre i punti essenziali, o la trama. I punti essenziali: cioè il minimo indispensabile senza che si perda ciò che serve. Ma cos’è che serve? Questo lo si impara pian piano, con l’esperienza. Cominciate con il togliere aggettivi, avverbi, discorsi diretti, incisi, ecc.; sottolineate ciò che è indispensabile per la comprensione; evidenziate le parole chiave: il resto seguirà in automatico.

Il riassunto rielabora, in forma più semplice ma più breve, un testo di partenza e fornisce tutte le informazioni importanti sul contenuto.

Il primo passo, dunque? Togliere l’inutile, togliere tutto ciò che, anche se non ci fosse, il testo avrebbe ugualmente senso. Ma come facciamo a capire se stiamo procedendo bene? Interroghiamo il testo con domande essenziali: vediamo come risponde. Ad esempio, se abbiamo a che fare con un fatto di politica o di cronaca, proviamo a rivolgere questi cinque quesiti (le famose cinque w):

  1. Chi?
  2. Che cosa?
  3. Quando?
  4. Perché?
  5. Dove?

Ad alcune domande non risponde? Non va bene. Le risposte non sono chiare ed efficaci? Non va bene. Le risposte sono troppo lunghe? Non va bene.

Un buon riassunto deve essere conciso, funzionale, oggettivo. Deve, cioè, fornire solo le informazioni che servono, usare meno parole possibile, andare dritto al punto, liberarsi di commenti personali e esporre in maniera oggettiva e neutra i fatti.

Provate a procedere in questo modo. Dopo aver sottolineato le parti importanti, evidenziate le parole-chiave e riportatele su un foglio. Dopo questo provate a fare uno schema del contenuto del testo usando queste parole. Infine, scrivete il vostro riassunto.

Facciamo un esempio. Prendiamo una favola di Esopo e procediamo.

Il cervo e il leone

Un cervo giunse presso una fonte; mentre beveva, scorse la propria immagine nell’acqua e si rallegrò, vedendo che le sue corna erano così grandi e ramificate. Gli dispiacquero invece le gambe che trovava troppo deboli ed esili. Stava ancora facendo queste riflessioni quando comparve un leone che cominciò a inseguirlo, ma il cervo nella fuga lo precedeva di un buon tratto. E, finché davanti a lui si estendeva la pianura priva di piante, riusciva a correre più del leone, ma quando poi cominciò una zona selvosa il cervo, a causa delle corna, rimase impigliato fra i rami e, non potendo più correre, fu ghermito dal leone. Mentre veniva ucciso esclamò: “Sono stato proprio uno sciocco a non avere fiducia in ciò che costituiva la mia salvezza fidandomi invece di ciò che è stato la mia rovina”.

Spesso ci capita nella vita, quando ci troviamo nei pericoli, che diventino nostri salvatori coloro, fra gli amici, che avevano suscitato in noi dei sospetti e si rivelino, invece, traditori quelli che avevano guadagnato la nostra fiducia.

(Esopo, Favole, a cura di F. Maspero, Bompiani.)

In grassetto sono messe in evidenza le parti più importanti del testo.

Chi è il protagonista del racconto? Il cervo. Quali sono le sue caratteristiche importanti per la favola? Ama le sue corna e disprezza le sue gambe. Chi è il suo antagonista? Il leone. Qual è l’azione principale? Il leone insegue il cervo e lo uccide. Quali eventi lo aiutano? Le corna bloccano il cervo. Quali sono le parole importanti del testo? Cervo, leone, corna, gambe, inseguire, uccidere.

Qual è, dunque, il riassunto di questa favola?

Un cervo viene inseguito da un leone e muore per colpa delle corna che amava tanto; nonostante, invece, le gambe che tanto disprezzava avrebbero potuto salvarlo.

Vedete? Da 173 parole siamo passati a 26. Credete che, nel riassunto, manchi qualcosa? A me non pare. Direi che vi è contenuta tutta l’informazione necessaria.

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