Danilo Aprigliano

A proposito della leggerezza

L’attenzione al dettaglio, la cura per i particolari, la precisione linguistica, la filologia nel suo complesso, lontano dall’essere retaggi di pedanteria, sono piuttosto i corollari più autentici della leggerezza. Obiettivo ambizioso, questo sostantivo (che è, piuttosto, uno stile di vita): richiede impegno e lavoro, costanza e determinazione.

Al contrario, superficialità, conformismo, sciatteria rientrano idealmente nel campo del pesantezza. Di quella pesantezza che è fatta di mode volatili e presto dimenticate, di pensieri smart che diventano i tormentoni di un periodo per poi finire nell’oblio. Quanto spesso succede di avvertire tutta la gravezza di quel brodo mainstream nel quale nuotiamo quotidianamente?

A proposito della leggerezza, Calvino, nelle sue Lezioni americane ci dice che

Lucrezio vuole scrivere il poema della materia ma ci avverte subito che la vera realtà di questa materia è fatta di corpuscoli invisibili. È il poeta della concretezza fisica, vista nella sua sostanza permanente e immutabile, ma per prima cosa ci dice che il vuoto è altrettanto concreto che i corpi solidi. La più grande preoccupazione di Lucrezio sembra quella di evitare che il peso della materia ci schiacci. Al momento di stabilire le rigorose leggi meccaniche che determinano ogni evento, egli sente il bisogno di permettere agli atomi delle deviazioni imprevedibili dalla linea retta, tali da garantire la libertà tanto alla materia quanto agli esseri umani. La poesia dell’invisibile, la poesia delle infinite potenzialità imprevedibili, cosi come la poesia del nulla nascono da un poeta che non ha dubbi sulla fisicità del mondo. Questa polverizzazione della realtà s’estende anche agli aspetti visibili, ed è là che eccelle la qualità poetica di Lucrezio.

Il dato non è irrilevante: leggerezza non è sinonimo di semplicità. Il contrario, piuttosto: è solo attraverso un continuo lavoro su se stessi e poi sui testi che si riesce a sottrarre la gravità, il peso del troppo e quello del troppo poco, la vuota cerebralità e il barocco concettualismo. Ma la leggerezza è anche quell’obiettivo raggiunto il quale si rifuggirà la superficialità, il luogo comune, il conformismo, …

La letteratura, probabilmente, è da qui che dovrebbe riprendere il discorso. Dopo essersi liberata, però, di tutto il gravume di banalità, luoghi comuni, velleità underground, di cui si ostina a volersi nutrire risultando solo l’immagine sbiadita di un qualcosa che non le appartiene.

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