Danilo Aprigliano

Lavoro e sapere: appunti per un programma elettorale

Certo, è fin troppo facile, com’è d’uso in certa politica, promettere nuovi posti di lavoro (ai più giovani, magari) oppure attribuirne la scarsità alla responsabilità di qualche gruppo sociale (gli immigrati, per esempio). Ma creare lavoro (e quindi migliorare l’economia) significa creare una rete armonica di saperi e competenze che facciano sistema e condividano un terreno comune di obiettivi, orizzonti, programmi. Punto di partenza, quindi: conoscenza e saper fare. Una comunità che rappresenta una piccolissima parte dell’umanità e del mondo economici può affermarsi e sopravvivere solo se sa fare e sa fare meglio degli altri. Perciò è importante ripartire da arti e mestieri, saperi diffusi e specializzazioni innovative e innovate. Il lavoro è prima di tutto una filosofia e un modo di intendere la comunità in cui si vive. Perciò la flessibilità tanto predicata è solo la conseguenza della stabilità, della coordinazione rodata tra competenze e volontà. Allo stesso modo in cui un’azienda è tanto più flessibile all’esterno quanto più è stabile all’interno, cosi un sistema sociale è tanto più capace di affrontare le sfide che si presentano quanto più le intelligenze e i mestieri sono coordinati e armonici. Ma perché ciò avvenga è necessario progettare e mediare. Mettere in rete, dunque, formazione, politiche industriali e del lavoro, mestieri, imprese è l’atteggiamento mentale da adottare per prepararsi ad affrontare il futuro. Ho accennato alla stabilità interna come condizione per la flessibilità delle aziende di fronte al mondo che cambia. Bene, il ricorso costante e continuo a lavoro a tempo, stage, precarietà è il sintomo che le nostre aziende funzionano poco bene e sono inadeguate al contesto in cui ci troviamo. Abbiamo bisogno di politica e politiche economiche che, capaci di interpretare il reale, siano in grado di allocare bene risorse e investimenti. Se dunque, per esempio, si offrisse credito agevolato e si dirottassero gli incentivi pubblici alle nuove imprese secondo criteri di aderenza a determinate politiche imprenditoriali, progettazione innovativa, sperimentazione, qualità, ricerca si potrebbe avviare un processo che permetta di risalire la china e saldare le basi per la progettazione successiva.

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