Danilo Aprigliano

L’80% degli italiani non capirebbe questo articolo

Se una società più complessa richiede più conoscenza, l’Italia è davvero messa male. Tre quarti della popolazione non sono in grado di leggere neppure le istruzioni della lavatrice. Mentre solo il 20% degli adulti riesce a comprendere testi di media difficoltà e a orientarsi, dunque, nella società contemporanea. Nella vita della società contemporanea; non nei suoi problemi. Sia ben chiaro.

La questione è tanto annosa quanto ignorata. L’OCSE ha speso le sue migliori energie per offrirne un quadro completo a livello internazionale. In Italia, però, soltanto due importanti linguisti vi hanno dedicato attenzione: Tullio De Mauro e Luca Serianni.

Siamo nel 2003 quando, nell’ambito del progetto ALL (Adult Literacy and Lifeskills), molti adulti italiani si ritrovano sotto il naso sei questionari graduati e, davanti, lo sguardo indagatore dei funzionari dell’OCSE. Lo scopo è osservare il comportamento della popolazione adulta e analizzare come risponde – se risponde – alle richieste di esibire capacità di lettura e comprensione, scrittura e calcolo.

I risultati sono a dir poco catastrofici. Il 5% della popolazione in età di lavoro non è in grado neppure di accedere alla lettura dei questionari perché incapace di decifrare il valore delle lettere. Un altro 38% le identifica ma non riesce comunque a leggere. Si aggiunga, poi, il 33% che legge il questionario di primo livello, ma già al secondo, dove le frasi sono leggermente più complesse, si blocca. È quella fascia definita a rischio di analfabetismo: persone che, pur essendo formalmente alfabetizzate, non riescono a leggere un giornale o un avviso al pubblico. Resta solo un quarto – neppure un quarto – di adulti in grado di svolgere i questionari più complessi: quelli sull’utilizzo delle capacità alfanumeriche dinanzi a problemi inediti.

L’indagine, d’altra parte, non è certo isolata. Quanti quotidiani si vendono ogni giorno in Italia, se escludiamo quelli sportivi? Meno di cinque milioni. Quanti sono i visitatori quotidiani dei siti d’informazione? Meno di cinque milioni. Quanti italiani entrano regolarmente in libreria? Meno di cinque milioni. Quanti telespettatori guardano i programmi d’approfondimento in seconda serata? Meno di cinque milioni. E non è certo difficile immaginare che si tratti sempre degli stessi cinque milioni. Un club molto minoritario all’interno del quale si svolge tutto il dibattito politico e culturale, si forma un’opinione pubblica attenta e articolata, ci si indigna per le vicende della nostra democrazia.

Tullio De Mauro analizza la questione in un’intervista (ormai un classico) raccolta nel libro La cultura degli italiani. E ci pone di fronte anche una situazione molto più problematica. Un ragazzo che vive in una casa piena di libri (magari con genitori professionisti) va meglio a scuola. Se i dati sono quelli che abbiamo visto, solo una modesta percentuale di scolari vive in un ambiente favorevole alla sua crescita culturale e professionale. Oltre che economica, ovviamente. Il resto è destinato all’analfabetismo di ritorno e all’immobilità sociale. Provvedere ad alfabetizzare gli adulti è un’azione non solo complementare al miglioramento del rendimento scolastico dei giovani: è necessaria per dare loro la possibilità di emanciparsi economicamente e professionalmente.

«Come ormai sappiamo dagli economisti – ancora De Mauro – o dovremmo sapere, è stretta la correlazione tra indici dei livelli culturali (scolarità formale, literacy effettiva, lettura di giornali e libri) e capacità tecnologiche e produttive di un paese e/o anche di una sua singola area regionale». Quello analizzato – lo si può ben intuire – è un fenomeno che determina, di fatto, l’arretratezza del nostro paese. L’interesse da parte dei vari riformatori dell’istruzione, però, continua a essere assente oppure fossilizzato su astruse questioni di meritocrazia. Ci sembra di essere di fronte agli stessi problemi con cui Manzoni e Ascoli si confrontavano all’alba dell’Unità d’Italia. Con la differenza, però, che la questione è oggi ignorata e sommersa dalla retorica liberista.

pubblicato su La Talpa democratica

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