Danilo Aprigliano

Il salto

Ricordo benissimo quale fu la prima persona che vidi appena entrato nel circolo: era Don Calogero Meta sdraiato su un divanetto vicino al guardaroba. Più in là Don Ignazio e Don Graziano stavano preparando della pittura per pittargli la faccia di rosso, come i socialisti che lui tanto detestava. Ma non fecero manco in tempo a finire di aggiungere l’acqua che quello si alzò dal divano e pittò lui la faccia a tutti e anche a me che non c’entravo niente. Tutto quel fracasso fece alzare i culi dalle sedie di quanti, nelle sale dentro, stavano giocando a carte e bevendo whisky e rum come gli americani perdendo la testa ogni tre per due e facendo sentire torti e ragioni con le mani e con i piedi. Arrivarono lì nell’ingresso con i bicchieri in mano e i sigari in bocca tutti trafelati e col fiatone.
«Ma che sta succedendo qui dentro?» urlò subito l’avvocato Ingroia che giocava sempre a fare quello che sa tenere in mano le situazioni. Insomma, spiegato l’accaduto, tutti si fecero quattro risate e cominciarono a coglionare i due che si erano fatti fregare. Ma di colpo un urlo animalesco proveniente dalle sale ci fece di nuovo ridestare tutti quanti. Corremmo attraverso la porta e le tende incontro alla direzione dell’urlo e, quando si accesero le luci, trovammo il corpo del cavaliere Bonifacio steso malamente a terra col petto pieno di sangue e il collo squarciato.
Un silenzio e un’immobilità da farci parere il museo delle cere, praticamente.
Però in pochi attimi l’avvocato Ingroia ci riportò nel mondo reale e cominciò a ragionare sul dà farsi. Chiamare i carabinieri non era cosa pensabile. Se avessero saputo che succedeva là dentro o se la notizia diventava di dominio pubblico sarebbero stati sputtanati per sempre e senza rimedio. Il cavaliere era il favorito per essere candidato a sindaco dal partito e da settimane si stava svolgendo una guerra interna che faceva venire i brividi alle ossa.
Insomma, che fosse stato uno di loro era evidente. Ma chi? Chi era rimasto dentro, oltre al cavaliere, mentre tutti erano nell’atrio a coglionare? O qualcuno si era spostato senza essere visto e poi, sempre inavvertitamente, era tornato di nuovo nella mischia mentre si dirigevano verso le grida? E chi poteva avere interesse ad ammazzare il cavaliere che certo non era uno stinco di santo?

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